Abuso di fiducia


Da metà aprile ad oggi, il centrosinistra è ricorso al voto di fiducia in Parlamento per ben sette volte: un record. Per chi non mastica di “prassi istituzionale”, chiarisco che il voto di fiducia altro non è che un espediente, più che lecito intendiamoci, per sveltire l’iter di una norma da approvare. Sostanzialmente, anziché votare sui singoli emendamenti, il Parlamento viene interrogato con una sorta di aut-aut. Il Governo cioè, lo pone in una condizione di scelta: o votare la fiducia all’esecutivo (il Parlamento si fida ciecamente del programma della maggioranza, lasciando perdere ogni dibattito e votazione sugli emendamenti e sulla legge stessa) o sfiduciare il Consiglio dei Ministri (in questo caso il Governo cade e le camere probabilmente si sciolgono).
L’escamotage descritto snatura in modo essenziale il ruolo del Parlamento, privato di quella funzione di discussione e confronto, vitale per la sopravvivenza democratica di uno stato moderno. Se il Parlamento non discute e non si confronta, non vota e non decide, lo Stato si indebolisce finendo per subordinarsi silenziosamente alle decisioni del Governo.
Ha ben poco da giustificare Romano Prodi. Il ricorso alla fiducia finalizzato al superamento dell’ostruzionismo del centrodestra (ovvero, l’unico modo per superare l’infinità di emendamenti) è di per sé una contraddizione di termini. L’opposizione deve fare emendamenti ed il Parlamento deve discuterli. Aggirare la discussione (quando diviene ostacolo) significa evitare che le istituzioni svolgano le funzioni per cui sono state create. A cosa servono un Parlamento che non dibatte e un’opposizione che non propone correzioni o aggiustamenti? E la scusante del “anche i governi prima ne hanno abusato” appare di cattivo gusto e di basso stile: legittimare i propri errori con gli errori compiuti da altri non risolve in modo esaustivo la questione.
Rammarica che questa ondata autoritaria venga da un Centrosinistra che si era proclamato paladino della democrazia e strenuo difensore della pluralità di posizioni e opinioni. È chiaro che il potere straripa da chi ce l’ha.

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