Al fuoco!


“Eretico è chi appicca il fuoco, non chi vi brucia dentro”

(W. Shakespeare, Winter’ s Tale, atto II, scena III)

È chiaro a tutti che gli schiamazzi di Celentano servivano solo a dare una flebo di share ad una trasmissione ormai ben oltre la menopausa. Nessun intento di confezionare un vero dibattito, nessuna lotta ideologica, ma soltanto la volontà di fare un po’ di rumore, nella speranza di carpire qualche telespettatore in più. Gioco scorretto, ma vecchio quasi quanto la tv. Sarebbe infantile sorprendersi.

E non vale neppure la pena d’innescare la discussione sui torti e sulle ragioni, sul vero e sul falso. Si può ascoltare, giudicare, senza però mai perdere di vista il movente auditel di questi sermoni affumicati.

Michele Serra commentava il fatto aggiungendo che “ogni clero teme, più di Satana, chi predica senza avere la patente, violando il contratto di concessione esclusiva che le gerarchie religiose vantano con l’ Eterno”. Qui però non si tratta neppure di neopatentati o di guide esperte. Si tratta di fuochi: roghi contro l’eresia, ma anche falò di paglia.

Per motivi metafisici mi è capitato di partecipare a due messe, una sabato e una domenica, in due parrocchie diverse. In entrambi i casi l’omelia dei sacerdoti ha messo in guardia l’assemblea dai “telepredicatori dei nostri giorni”. Un segnale inquietante, che la dice lunga sulla coda di paglia di certi ambienti e che mi ha riempito di tristezza.

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