L’inattesa occasione dell’ozio


È impossibile godere la pigrizia fino in fondo se non si ha parecchio lavoro da compiere.

Non è affatto divertente non far nulla quando non si ha nulla da fare.

Perdere il tempo diventa una mera occupazione, allora, e un’occupazione tra le più affaticanti.

L’ozio, come i baci, per esser dolce deve essere rubato

(I. A. Gončarov, Oblomov)

È unanime il velato sentimento di costrizione, di limitazione della libertà personale, di obbligo agli arresti domiciliari. L’imposizione di rimanere a casa sine die, incalzantemente sollecitata dai decreti del CoronaVirus, ha sconvolto e terrorizzato le vite di molte persone. Più o meno apertamente si percepisce il panico di sprofondare nella noia, nella letale indolenza, nella pigrizia e nell’irrimediabile apatia.

E allora piovono copiosamente i consigli per trascorrere il tempo. Paradossalmente chi non sa come arrivare a fine giornata suggerisce agli altri come occupare le ore tra le mura domestiche (al netto di uxoricidi e torture corporali).

Sì, si piò leggere, guardare la tv, dormire, cucinare, dedicarsi al bricolage e agli hobby di una vita… La verità è che occorre essere soprattutto predisposti ad affrontare serenamente il duello col tempo che passa, o che non passa mai. È più che altro una propensione dell’animo.

Per quel che mi riguarda ho riscoperto la passione per la geografia spiccia dei nostri territori rurali. Se la giornata e la condizione fisica lo permettono, in solitaria mi spingo a camminare tra le bellissime colline. Carrarecce, lunghi filari di viti, fossi presidiati da platani o vasti campi delimitati da gelsi antichi. Il piacere è tutto nel percorrere queste cavedagne (dal latino capitianea, striscia all’estremità di un campo), studiando e realizzando impensati percorsi. Ho “ri-scoperto”, dicevo, luoghi che già conoscevo, ma che avevo perso di vista. Nell’adolescenza adoravo perdermi nella campagna in bicicletta, in Vespa, oppure nelle brevi sessioni di corsa. Ora vedo questi spazi da una prospettiva diversa, più contemplatrice e rilassata.

Un’occasione per far fruttare questa inaspettata opportunità dell’ozio. Nella concezione antica l’otium, cioè la cura di se stessi, si opponeva al negotium, ossia ai doveri e agli affari commerciali. Orazio considerava addirittura l’ozio come l’unica vera strada per arrivare alla felicità.

sdr

  1. #1 by Marco Magalini at 20 marzo 2020

    Ciao Silvio… ti ricordi le escursioni a piedi fatte al periodo delle scuole medie da tre giovani ragazzini: tu, io e Gianluca?
    Che bello era avventurarsi nelle campagne e su e giù per le colline di Volta come degli improbabili Indiana Jones?
    A quell’età tutto era grande, immenso. Anche fare semplicemente un chilometro a piedi. La bellezza di scoprire sentieri nuovi in mezzo a boschi a quell’epoca meno battuti di oggi.

  2. #2 by Giullare at 20 marzo 2020

    Ricordo benissimo. Anche con un po’ di malinconia. Il top fu il fortino di cemento armato sepolto nei campi tra i Gatti e i Petacchi.

(non verrà pubblicata)

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