Bando alle Ciancy

Se fosse vero, come sembra essere vero, che il cosiddetto Ciancimino Junior ha falsificato il pizzino del padre, per aumentare la potenza della macchina del fumo, allora verrebbe meno tutta la credibilità del personaggio. Vale la regola che chi lucra una volta, lucra per sempre.

Se fosse vero che il pizzino è stato manomesso, allora qualcuno dovrebbe chiederci scusa. Chi ce l’ha propinato come il “testimone scomodo”, come la “voce della coscienza”, come l’”arcangelo dell’annunciazione”, forse dovrebbe dare delle spiegazioni.

Sarò in controtendenza (d’altronde questo blog non ha colore), ma l’investitura e l’apologia fatte e perpetrate da Santoro e Travaglio, meritano delle spiegazioni. Nella migliore delle ipotesi si sono fidati ciecamente di un mascalzone. Una colpa grave anche per il migliore dei giornalisti.

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XIII° Consiglio (14 aprile 2011)

È stata votata all’unanimità la convenzione per i “nuovi affacci sul Mincio”, nell’ambito del Consorzio del Parco Regionale del Mincio. Volta aderisce, insieme a Goito e Marmirolo, ad un bando della regione Lombardia e l’intera operazione è gestita dal Parco. L’obiettivo è quello di finanziare il tratto di ciclabile che da via Teofilo Folengo arriva in piazza Cantarana: 135.000 euro (di cui 100.000 finanziati dal bando). Lo stesso bando riguarda anche i finanziamenti per la Casa del Giardiniere, il cui restauro è stato più volte sbandierato nelle campagne elettorali. Qualora uno dei tre comuni non approvasse, o si ritirasse dalla convenzione, l’accesso al bando decadrebbe anche per gli altri due comuni.

L’Amministrazione ha dato il via al PRIC, cioè al Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale. Si tratta di uno studio che ha monitorato e censito tutta la rete d’illuminazione del territorio. È un documento obbligatorio per legge, ed integrativo del famoso PGT. Tra i dati interessanti, quello della spesa annua a carico del Comune, che per l’illuminazione pubblica spende circa 140.000 euro e quello delle emissioni annue di anidride carbonica: 500.000 kg! Il documento definisce anche un piano d’intervento per la messa a norma dei punti luci non conformi, per il miglioramento dell’efficienza, per la riduzione del consumo energetico e delle emissioni di anidride carbonica, per l’introduzione parziale di impiantistiche a led. Detto piano costerebbe all’incirca 2.700.000 euro, una cifra inaffrontabile per Volta Mantovana. L’idea è quella di affidare, tramite gara, tutta l’operazione ad un gestore esterno. Il gestore si occuperebbe dei lavori e della manutenzione, mentre il comune pagherebbe un canone annuo pari all’attuale esborso per le spese d’illuminazione (i famosi 140.000 euro). Banalizzo e semplifico: al termine del periodo, ammortizzabile comunque in parecchi anni, il Comune avrebbe sborsato gli stessi soldi che spende oggi, ma si ritroverebbe con gli impianti normativamente regolari e tecnologicamente più avanzati. Il voto è stato unanime.

È stato poi emendato il regolamento del trasporto scolastico, al fine di garantire che il pagamento delle rate non possa avvenire dopo l’inizio del servizio. Capitava infatti che alcuni utenti utilizzassero il pulmino sino alla scadenza della rata e poi non versassero il contributo. Inoltre non ci saranno esenzioni sul servizio di trasporto, per i bambini degli ultimi anni che abitano a meno di 200mt dal percorso del pedibus. Un genitore può decidere di mandare il figlio in pulmino, ma se abita vicino all’itinerario pedibus non avrà deroghe sul costo. Ciò dovrebbe incentivare la fruizione del servizio a piedi. Beggi ha obiettato che il pedibus non è sicuro e che non è giusto forzarne l’utilizzo sino a questo punto. La modifica al regolamento ha ricevuto comunque il voto unanime.

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Livello sette

”Sette cavalieri, sette giacche rosse,
sette cani neri, come pensieri;
e le loro donne, hanno sette gonne,
sette gli stallieri, amati ieri;
suona cupo il corno, manca un dito al giorno”

(R. Vecchioni – Sette meno uno)

La catastrofe di Fukushima ha raggiunto il livello 7. Come direbbe Cirri, “oltre c’è solo l’Armageddon”.

Non sapremo mai come stanno realmente le cose, ma assimilando quello che ufficialmente ci raccontano… siamo ai livelli di Chernobil. Intanto dovrebbero spiegarci come si passa da livello 5 a livello 7, senza passare dal 6 (interrogativo che mi ponevo spesso già al ginnasio, alla fine dei trimestri riguardando lo score del greco scritto).

Nonostante tutto, riusciamo ancora a sbattercene allegramemte le scatole perché alla fin fine il Giappone si trova dall’altra parte del mondo.

Sarebbe bello che con un referendun imminente, il Parlamento dibattesse appieno sull’argomento “nucleare”. Vorrei che mi spiegassero chiaramente i pro e contro, che si andasse al di là dei preconfezionati: “no, non serve perché hai visto in Giappone cos’hanno combinato?” o “le centrali moderne non sono mica come quelle di quarant’anni fa”.

Vorrei che scorressimo le settimane e le prime dei giornali parlando del nucleare alle porte e non del processo breve.

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Equivoco in cucina

Una signora ha telefonato a mia madre per sapere come si cucinano i “ciucarì”.

Si tratta di una pianta perenne (Silene vulgaris) che cresce spontaneamente nei prati e della quale sono apprezzati soprattutto gli impieghi culinari: risotti, insalate, frittate. I suoi fiori hanno la forma di palloncino ed è suggestiva, benchè poco attendibile, l’idea che il nome derivi da Sileno, leggendario amico di Bacco dalla proverbiale pancia tonda. Più probabile l’origine dal greco “sialon” (saliva), per la vischiosità delle sue secrezioni.

Ad ogni modo… la signora ha detto che avendo ricevuto in regalo molti “ciocarì” (non “ciucarì”), voleva un consiglio sul modus cucinandi. Mia madre è partita in quarta a spiegare come si prepara un dolce a base di riso soffiato e cacao.

Aveva capito “ciocorì”. Per la gioia di tutti i palati, l’equivoco è stato presto chiarito. Ma quanto è bella questa lingua?

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Da dà da’

Qualcuno mi ha chiesto più volte di curare una rubrica di grammatica su questo blog. Non ne ho le competenze e neppure l’autorità, anche se spesso gli strafalcioni della vita quotidiana risvegliano fortemente la tentazione di bacchettare e di intervenire con la matita rossa e blu.

La settimana scorsa ho preso il treno per Milano. All’interno delle vetture scorre un’invadente scritta luminosa: “Trenitalia vi da’ il benvenuto”. Ormai siamo abituati e non ce ne accorgiamo: da’, con l’apostrofo, invece del corretto dà, con l’accento. Quisquiglie? Non tanto.

L’utilizzo dell’apice in luogo dell’accento nasce con l’informatica, all’epoca del primo codice ASCII del 1963. Tra i 128 caratteri decodificabili a quel tempo da ogni computer, non erano compresi i segni diacritici (cioè gli accenti, le dieresi, etc.). Un carattere “estraneo” ai 128 standardizzati poteva non essere riconosciuto da tutti i computer: da qui la necessità di utilizzare l’apostrofo al posto dell’accento.

Oggi siamo nel 2011 e non c’è computer che non riconosca la “à” accentata. Ma l’aggravante è che la confusione tra apostrofo e accento, che nasce come detto dai limiti del linguaggio informatico, ha ormai permeato tutti gli strati della comunicazione. Non è difficile imbattersi in appunti annotati scorrettamente o in avvisi balordamente scritti a mano. L’Accademia della Crusca sentenzia: “Bisognerebbe ricordarsi che questo peculiare costume linguistico ha una ragione di esistere solo in un suo contesto specifico (quello informatico, n.d.r.): se “esportato” da tale contesto, non diventa altro che una marca di pressappochismo”.

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1° d’aprile

“Non spiace di morire a chi vive tre bei mesi d’Aprile”

(Proverbio popolare)

 

Primo aprile. Ogni anno il primo aprile mi sveglio con due pensieri fissi: il terrore di subire uno scherzo, il desiderio di fare almeno uno scherzo.

Non posso raccontare pubblicamente e minuziosamente gli scherzi più belli fatti negli anni passati, perché non sarebbe prudente, ma molti conoscono “quello delle galline” e “quello dell’acqua”.

Quest’anno, ho visto che in una mail tra colleghi si metteva in vendita il motore perfettamente funzionante di una vespa 150, al prezzo di 150€. Ho risposto che mettevo in vendita il telaio di una vespa 150 priva di motore, a 100€. Ho allegato anche le foto di una vespa perfetta, completa di ruote, carrozzeria brillante e documenti validi (il valore minimo poteva essere di 5000€). Un affarone!

Hanno abboccato in due e uno era il proprietario del motore. Poca cosa, ma anche quest’anno il mio dovere l’ho fatto.

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XII° Consiglio (25 marzo 2011)

Approvato all’unanimità il protocollo d’intesa quadro per il “distretto a burocrazia zero per imprese e cittadini”. Dal 29 marzo è obbligatoria la modalità telematica per trasmettere le richieste di DIA (oggi Scia, Segnalazione certificata di Inizio Attività) dall’impresa allo Sportello Unico e da questi alle Attività Produttive. Con questo atto, Volta  aderisce ad un distretto di comuni che si doterà congiuntamente del suddetto servizio telematico facente capo a Sisam. Non è necessario alcun adeguamento informatico da parte del comune: per questo l’intervento è a costo 0, ed anzi più il consorzio è grande e maggiori saranno i contributi regionali per l’attività.

Goito e Marmirolo (o meglio Cerlongo, Sacca e Pozzolo) accederanno al consorzio “Colline Moreniche del Garda”. Poiché l’ingresso di nuovi membri deve essere votato a maggioranza da tutti i comuni facenti parte del consorzio, anche da Volta ha espresso unanimemente il suo parere favorevole. L’ingresso permette di aumentare, seppur esiguamente, il fondo del consorzio ed inoltre, aumentando il numero degli abitanti coinvolti, aumenterà anche il contributo provinciale.

Da ultimo, la comunicazione (per la quale non è richiesta votazione) del prelievo dal Fondo di riserva di 24.000€, resi necessari per incrementare i capitoli IRAP sul costo del personale.

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Il mal d’Africa compie cent’anni

Piacere di stare insieme solo per criticare…
ed era come un mal d’Africa

(F. Battiato – Mal d’Africa)

 

1911: l’Italia di Giolitti dichiara guerra all’Impero Ottomano (Guerra Italo-Turca) per ottenere il controllo della Libia con la pace di Losanna. Fino agli anni trenta, gli italiani combattono, uccidendo un ottavo della popolazione libica (da wikipedia).
Scrive Gramellini che nella conquista della Libia “la propaganda aveva insistito sul fatto che le popolazioni indigene attendevano gli Italiani a braccia aperte, quali agognati liberatori dal malgoverno”.

2011: L’Italia è ancora lì e si proclama in primissima linea per la liberazione del popolo libico. Sono passati cento anni, ma non siamo guariti dal mal d’Africa. La differenza è che ora mandiamo avanti gli aerei canadesi a fare il lavoro sporco. Troppo furbi.

Manifesto di propaganda coloniale (da Wu Ming Foundation)

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Sogno infranto

“Sogno, qualcosa di buono
che mi illumini il mondo
buono come te”
(Zucchero – il volo)

Il Sogno è uno di quei personaggi mitologici che hanno fatto la storia di Volta. Io lo ricordo da sempre, da quando faceva il calzolaio nella minuscola bottega di Sassello, in quella casa dove abitava anche il Renato Balì, altro personaggio in cerca d’autore.
Iniziai a frequentare la sua bottega fin dalle elementari, quando mia madre mi mandava a portare le scarpe da risuolare. “Vai dal Sogno e digli che gli metta i tacchi nuovi. Ma non chiamarlo Sogno, che non vuole! Chiamalo Angelo”, mi diceva ogni volta. L’origine di quel soprannome rimane per me un mistero assoluto.
Sempre mia madre mi raccontò che il Sogno zoppicava perché da giovane aveva subito un incidente in moto ad un passaggio a livello, ed il treno gli aveva tranciato di netto una gamba. La sua gamba di legno (che da piccolo credevo gli servisse da supporto per piantare i chiodi nelle suole), e la sua bottega ferma agli anni ’50 dall’aspetto estremamente sinistro, mi incutevano un certo timore ogni qualvolta mi recavo da solo a ritirare le scarpe. Mi divenne amico durante la caccia al tesoro del grest, credo attorno agli otto anni, quando riservò solamente per me un paio di anfibi numero 47, oggetto dell’ansiosa ricerca: la mia fu l’unica squadra a consegnare l’articolo.
Gli anni dopo, nel periodo delle superiori, iniziò a farmi i complimenti per la qualità delle scarpe che gli portavo e non capii mai se faceva un elogio al mio stile, oppure se le sue erano solo lusinghe prettamente commerciali, per imbonirsi il cliente.
Girava per il paese con un’apecar color carta da zucchero e mi “suonava” ogni volta che mi incrociava.
Dopo il trasloco della bottega nel garage di vicolo Ortaglia e dopo la definitiva chiusura, ho perso un po’ le sue tracce. Rimarrà sempre una figura unica ed indimenticabile della mia infanzia, un personaggio uscito da un romanzo noir, col volto austero del cattivo e l’animo gentile del protagonista buono.

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(Pre)giudizi su Radio Londra

“E’ cessata la pioggia ma l’ombrello è bucato”
(uno dei tanti messaggi in codice dell’originale Radio Londra)

Io sono uno che analizza le cose sempre partendo dai pregiudizi. Non dite che è sbagliato, sarebbe un giudizio avventato e precipitoso… cioè un pre-giudizio).
Questa volta ho fatto un’eccezione e ho guardato la trasmissione Radio Londra di Giuliano Ferrara, senza pensare che a parlare sarebbe stato Giuliano Ferrara. Al di là del fatto che nella fascia oraria dopo il tg della sera farei audience anch’io imitando Al Bano, ascoltarlo è imbarazzante. Ieri ci ha fatto la morale sui giudizi che diamo della “persona” Ruby, sul presunto puritanesimo che sarebbe in procinto di infestare l’opinione pubblica.
Ripercorro l’essenziale biografia politica di Giuliano Ferrara (da wikipedia).

Figlio di un senatore comunista (direttore de l’Unità e presidente della Regione Lazio) e di una partigiana gappista a lungo segretaria particolare di Togliatti, Giuliano – che, iscrittosi all’università, non terminò gli studi – si avvicina alla politica da contestatore sessantottino. Ha partecipato agli scontri di Valle Giulia.
Nel 1973, nel Partito Comunista Italiano di Torino, è responsabile del coordinamento provinciale Fiat. Nel dicembre 1980 diventa capogruppo comunista nel consiglio comunale di Torino. Lascia il partito nel 1982. Nel 1985 viene avvicinato dal Partito Socialista Italiano tramite Claudio Martelli. Negò le voci di un suo approdo al PSI, ma al tempo stesso ci tenne a ribadire che considerava “le scelte di fondo di Craxi e dei socialisti come le più giuste per il Paese e per la sinistra”. Nel 2003 Ferrara ha dichiarato di essere stato confidente retribuito della CIA. Taluni ritengono dubbia la veridicità di questa dichiarazione e sostengono che sia stata rilasciata da Ferrara per attrarre l’attenzione su di sé.
Dalla Rai si trasferisce a Mediaset, dove conduce su Canale 5 Radio Londra, L’istruttoria e Il gatto, da cui, dopo lo scoppio dello scandalo politico-giudiziario Tangentopoli, esprime le sue posizioni critiche nei confronti delle inchieste della magistratura. Nel 1992 idea la trasmissione Lezioni d’amore, incentrata sul sesso. Dopo alcune puntate il programma viene interrotto per le pressioni di alcuni deputati.
In occasione delle Elezioni europee del 1989 viene eletto europarlamentare del PSI.
Con l’ascesa di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, Ferrara decide di lasciare, assieme a molti compagni di partito, un PSI ormai in disfacimento. Diviene Ministro per i rapporti con il Parlamento del primo governo Berlusconi.
Candidato per Forza Italia e la Casa delle Libertà alle elezioni politiche suppletive del 9 novembre 1997, viene sconfitto da Antonio Di Pietro.
Con gli eventi dell’11 settembre 2001 le sue posizioni politiche e ideali hanno una svolta antilaicista e socialmente conservatrice: pur essendo dichiaratamente un non cattolico, inizia a sostenere la necessità del rafforzamento dei valori giudaico-cristiani come baluardo dell’Occidente di fronte al pericolo crescente dell’estremismo islamico. Viene definito da Eugenio Scalfari un “ateo devoto”.
Il 7 luglio 2006 viene condannato in primo grado per diffamazione ai danni di alcuni giornalisti e al risarcimento di 135 mila euro.
A metà dicembre del 2007, durante la trasmissione Otto e mezzo propone una moratoria universale sull’aborto. Ha riconosciuto che attorno ai vent’anni, tre sue partner ricorsero all’aborto. Ferrara, a proposito di questi aborti, ha dichiarato: “Io sono stato per tre volte un mascalzone e un peccatore. Tre bambini non sono nati perché le loro madri hanno rifiutato la maternità ed io mi sono voltato dall’altra parte. Questo è indegno”.

Preferirei continuare a pensare a Ferrara come alla copia grassa di Jovanotti.

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