Posti da uomini

 “Le porte chiuse e una frontiera, in questa terra di uomini”

(P. Turci – Bambini)

Possibile che noi italiani arriviamo sempre dopo? Con l’auspicio che si possa realizzare presto, vi auguro buona lettura. In fondo, quando non sono i tuoi, è meglio che stiano lontani, no?

http://www.corriere.it/cronache/10_novembre_16/dagli-aerei-ai-ristoranti-avanza-il-fronte-no-kids-elvira-serra_99575ab6-f153-11df-8c4b-00144f02aabc.shtml

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È gratis, non entro

Ho accolto con piacere la proposta dell’Amministrazione di introdurre l’ingresso libero alla manifestazione A Volta per star bene. Da qualche anno, l’ingresso a pagamento mi sembrava troppo oneroso (5-6 euro + il costo del bicchiere), visto che in parecchi stand si paga anche la degustazione. L’entrata a pedaggio mi è sempre parsa un fattore disincentivante per i cittadini voltesi. Cioè per tutti coloro che non vedono la manifestazione come un evento in cui appagare la propria curiosità enologica, ma piuttosto come occasione di svago, di semplice passatempo. Meno addetti al settore, ma più compaesani.

Invece, paradossalmente, ho constatato che l’ingresso gratuito ha diminuito l’affluenza. Ciò è dovuto anche al fatto che gli stand presenti erano molti meno: il costo della manifestazione si è spostato dai visitatori agli espositori, e questi ultimi sono evidentemente diminuiti.

Però mi viene il dubbio che il voltese medio, generalmente restio alla partecipazione, si sia messo in testa che “ se non c’è da pagare, non vale la pena”. Male.

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La musica è finita

“Ecco… la musica è finita,
gli amici se ne vanno
e tu mi lasci solo più di prima”

(F. Califano – La musica è finita)

La legge Bacchelli prevede l’assegnazione di un vitalizio ai cittadini che si sono distinti nell’ambito della cultura, dell’arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in condizioni di particolare indigenza. Norma un po’ bizzarra, anche se fondata… Il Governo dovrebbe valutare ogni singola circostanza e correre in soccorso dei cittadini bisognosi, che hanno in qualche modo dato lustro allo Stato nel corso della loro carriera.

Califano ha chiesto l’applicazione delle legge anche alla sua situazione “di indigente” (dice lui). Per sua stessa ammissione però, a 72 anni il Califfo riceve 20.000 euro l’anno di diritti SIAE. Una discreta pensioncina. I miei genitori, entrambi pensionati, campano decentemente con molto meno. Eppure il senatore PdL, Gramazio, conferma: “Presenterò al ministro Bondi la proposta nella quale chiedo di applicare a Califano la legge Bacchelli”.

Non vorrei che mentre Pompei cade a pezzi, regalassimo altri soldi della cultura a chi ha trascorso la vita a sperperarli.

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L’Italia s’è Vespa

Pubblicità. Per chi capitasse a Mantova, segnalo la bella mostra fotografica di Paolo Ferri. Documenta il suo giro d’Italia in Vespa, da Mantova a Capo Passero e ritorno.

Al di là della mia stima e ammirazione per l’impresa del buon Paolino (della serie: quello che ho sempre voluto fare, ma che non ho mai trovato il coraggio di fare), gli scatti sono suggestivi e vale la pena dare un’occhiata, benchè lui non sia un fotografo. Anche chi non ama la Vespa, potrà appagarsi.

Al terzo piano della Feltrinelli di corso Umberto, fino al 20 novembre. Paolino mi perdonerà se gli rubo uno scatto. In fondo è pubblicità.

L'italia s'è Vespa

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Se piove sul bagnato

Le forti piogge degli ultimi giorni hanno messo in ginocchio il vicino Veneto. Non più solamente la consueta Liguria o il lontano Sud. Pare impossibile: ormai se piove per una settimana, l’Italia si scioglie e l’autostrada più trafficata d’Europa deve essere chiusa. Colpa (anche) dei torrenti ingrossati, costretti per forza di cose a tracimare. Il principio è abbastanza semplice e me lo spiegò per primo il buon Sergio, padre del mio amico Giorgio. “Se vuoi che il torrente scorra, devi ripulirne il letto dagli arbusti e dalla vegetazione. Ma i Verdi su questo rompono sempre le balle. Poi però se ripulisci troppo, se cementifichi il letto, se rendi veloci le sponde… beh… allora devi trovare un modo per frenare la corsa dell’acqua: se corre troppo veloce, capita che a valle, al primo imbuto, succeda un disastro”. Un principio facile, di elementare buonsenso. Solo che se te lo spiega in dialetto ampezzano uno con delle mani grosse come badili, il concetto ti resta impresso meglio. Il letto dei torrenti deve essere pulito da tronchi e sterpaglie, ma non deve essere troppo liscio. Insomma, per fare in modo che tutto scorra in ordine, bisogna effettuare manutenzioni ordinarie e continue. Questa è la regola.

Peccato che la Legge regionale n. 12 dell’8 maggio 2009 cancelli di fatto 15 milioni di euro destinati alla manutenzione di torrenti, fossi e argini del Veneto. Invece di sforbiciare le rive, hanno sforbiciato le risorse. Hanno pulito i fondi, più che i fondali.

E ora? Quanto costeranno i danni e le ricostruzioni?

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Beati i silenziosi

Ricordate il caso Englaro? Per settimane assistemmo ad un logorante dibattito sull’opportunità o meno di staccare la spina ad una paziente in fin di vita. Nella disputa ebbe un ruolo chiave l’opinione vaticana, insistentemente ribadita ai tg, sui giornali ed in ogni sorta di trasmissione. Una vera e propria campagna d’opinione di fronte ad una vicenda che sembrava contrastare i principi fondamentali della Chiesa.

Oggi sul caso Ruby e bunga bunga, fatico a scovare l’opinione vaticana. Non un intervista, non una dichiarazione. Qua e là qualche editoriale sulla necessità di “sobri costumi” e poco più. Eppure di argomenti su cui prendere posizione ce ne sarebbero eccome: lo sfruttamento della prostituzione, la violenza sui minori, il nepotismo, l’etica pubblica, la morale, e chissà quanti altri. Invece assistiamo ad un penoso silenzio. Beati i silenziosi, perché qualcun altro sarà loro riconoscente.

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Plagio agricolo

Sentita la canzone di Shakira, “Loca loca”? Nel ritornello, al di là dei testi che si trovano su internet, dice chiaramente “vaca, vaca loca”. Un vero e proprio plagio, peraltro già perpetrato da Manu Chao, nella sua “La vacaloca”.

L’originale infatti, appartiene a I dì ‘n dèl nas ed è stato scritto parecchi anni prima. Sarebbe bello intentare una causa.

“La vaca loca l’è scapada a Casalólt,
i dis èn giro: l’ha ga fat un sach de solc.
La s’è fada bionda e la fa na trasmisiù
con Pippo Baudo e la canta cun i Pooh

(I dì ‘n dèl nas – La vacca loca)

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Un semplice sillogismo

Berlusconi dice che il Lodo Alfano, quello che surgela retroattivamente i processi alle alte cariche dello Stato, non l’ha certo chiesto lui. Se non l’ha chiesto lui, allora significa che la cosa non rientra tra le sue priorità e se non è una priorità, evidentemente non gli interessa. Poiché Napolitano e Fini non si sono mai proclamati particolarmente entusiasti del provvedimento e poiché Schifani non ha processi in corso, è lecito pensare che neppure i presidenti di Repubblica, Camera e Senato abbiano chiesto la stesura del lodo. Dunque, nessuno dei beneficiari è interessato alla legge.

Ma se non interessa a nessuno, allora perché tante dispute sulla norma? Perché è divenuta una priorità? Se nessuno la vuole, perché non accantonarla?

Non ho sentito alcun rappresentante dell’opposizione far leva su questo semplice sillogismo per mettere a nudo le contraddizioni di un governo banditesco e per chiamare allo scoperto la cricca che riscrive l’informazione. Di Pietro parla di democrazia, Bersani di referendum, Casini di astensione. Tante volte la gente comune capirebbe meglio i messaggi più semplici.

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L’alunno e il professore

Giovedì scorso sono stato invitato ad intervenire ad una conferenza sul dialetto mantovano, organizzata dall’associazione Ca’ Gioiosa di Mantova nella sala consiliare del nostro comune. Roba da accademici, per carità, ma serviva un piccolo contributo locale e non mi sono certo tirato indietro.

Il simposio è stato condotto dal professor Barozzi, esperto linguista mantovano, amante prima, e studioso poi, della glottologia e dei dialetti. Io mi sono limitato a leggere alcune filastrocche del mio libro, commentandole e sottolineando le peculiarità di ciascuna.

Prima di iniziare, il professore mi fa i complimenti per il mio libro, che giudica “un buon lavoro”. Cerco di spiegargli che la mia è solo passione dilettantistica, ben altro rispetto agli studi scientifici di cui parleremo a breve, ma la cosa non sembra affatto preoccuparlo. Durante la conferenza attinge anche dalle parole e dalle etimologie del mio libro, intercalando spesso le sue affermazioni con l’espressione “come dice anche il dottor Baù”. Questo tono sofistico mi crea qualche imbarazzo, ma è bello sentirsi al centro del congresso ed il disagio lascia presto il posto alla soddisfazione.

Prima un discorso generale sul dialetto, sulla sua importanza e sulla sua territorialità, poi una panoramica di interessanti etimologie e simpatici aneddoti.

Ci lasciamo con un’energica stretta di mano, che esprime alla perfezione la sua navigata esperienza e la mia banale fierezza.

Al termine, mi fermo un istante per autografare qualche libro. Una signora gentile mi si avvicina e mi dice: “Spero almeno che lei insegni da qualche parte”. “No signora, non insegno da nessuna parte. E d’altronde non sempre facciamo tutto quello che vorremmo fare, no?

 

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L’ometto tigre

Solitario nella notte va,
se lo incontri gran paura fa,
il suo volto ha la maschera,
Tigre – Tiger Man!
Tigre – Tiger Man!
Tigre – Tiger Man!

(dalla sigla del cartone  L’uomo Tigre)

Un tigrotto di Arkan qualche sera fa a Marassi è rimasto ore sulla recinzione dello stadio, prima di una partita che non si è mai giocata. Come si possa mostrare le braccia piene di tatuaggi e pensare che un passamontagna in faccia impedisca il riconoscimento, rimane per me un mistero indecifrabile. In ogni caso l’impavido ultrà è rimasto parecchio tempo indisturbato, a tagliare la rete di protezione, con tronchesi e petardi alla mano.

Vogliamo le bombe sugli aerei militari e non riusciamo a tirare quattro manganellate ai piedi di un imbecille qualunque?

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