Le corriere con le ali

La Ryanair metterà in vendita sui propri voli sigarette “finte”, capaci di replicare l’assunzione di nicotina da parte del passeggero fumatore. Forma ed aspetto identici alle sigarette tradizionali, ma niente fumo. L’operazione di marketing dovrebbe invogliare il popolo degli accaniti fumatori a prendere l’aereo più spesso. Aerei più pieni, uguale biglietti meno cari?

Ad un salone del design, una società inglese ha presentato tempo addietro il progetto per interni di aerei arredati come autobus. Qualche sgabello e molti posti in piedi. L’idea è ovviamente quella di imbarcare più passeggeri.

Aerei come treni, sempre più frequenti, sempre più frequentati. Aerei come autobus, per raggiungere anche le mete più vicine. Il futuro è questo.

Se le conseguenze di tutto ciò saranno la concorrenza e l’abbattimento dei costi, a me pare un’idea straordinaria.

Finora ho dato prova di essere un buon “animale da Ryan”, ho studiato e sperimentato tutte le strategie per arrivare a prendere i posti migliori. Ma ora, se mi sale la vecchietta sarò costretto a cedere il posto?

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Dio è morto, ma in nome dell’uguaglianza

…l’ ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto

(F. Guccini – Dio è morto)

Ci siamo battuti per l’uguaglianza dei sessi e abbiamo ottenuto, tra le altre cose, mogli che lavorano, ma mamme assenti.

Ci siamo battuti per l’uguaglianza dei censi e abbiamo ottenuto, tra le altre cose, poveracci che rincorrono milioni di gratta e vinci (e viceversa).

Ci siamo battuti per l’uguaglianza dei popoli e abbiamo ottenuto, tra le altre cose, la globalizzazione.

Ci siamo battuti per l’uguaglianza delle religioni e abbiamo ottenuto, tra le altre cose, la rimozione dei crocifissi.

Di cosa ci stupiamo, oggi, se l’Europa ci chiede di levare il crocifisso dalla aule? Perchè piangiamo la morte della nostra religione? Predichiamo l’uguaglianza, ma appena ci uniformano… a te sospiriamo (oh, Europa!) gementi e piangenti.

È l’ipocrisia di chi proclama i grandi valori, solo finché non intaccano il privilegio proprio.

Non credo nell’uguaglianza, perché esistono ed esisteranno sempre i ricchi e i poveri, i privilegiati ed i perseguitati, i colti e gli ignoranti, le guardie e i ladri, i buoni e i cattivi.

Delle due l’una: o accettiamo che lo Stato laico consideri tutti allo stesso modo, oppure manteniamo le eccezioni e la smettiamo di proclamarci “uguali tra gli uguali”.

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Corte Onida

Finalmente un agriturismo autentico, nel vero senso della parola. Dove la cucina dipende dalla materia prima, non viceversa.

La cascina ben ristrutturata trova spazio sul piccolo cocuzzolo, in una posizione molto gradevole. Non esiste il menu alla carta, ma si mangia “più o meno” quello che la cuoca ha preparato. Se ciò da un lato può costringere a scelte obbligate, dall’altro garantisce la freschezza del cibo. Non ci si improvvisa commensali dell’Onida, ma occorre avvertire per tempo e magari concordare in ampio anticipo il menu. Personalmente questa prassi mi pare una garanzia per evitare l’improvvisazione, troppo spesso cattiva compagna di cena.

La cucina è quella classica della tradizione, senza grosse novità, ma pure senza particolarità eccentriche. Ottimo antipasto di salumi caserecci, con salame autenticamente casalino a prova di celiaci. Noi abbiamo mangiato un risotto al radicchio (era da tempo che non mangiavo un risotto al radicchio che sa di radicchio), tortelloni ricotta e spinaci, tagliata al rosmarino e un paio di dolci secchi. Eccellente il cabernet sfuso, mentre ho trovato un po’ scarso lo chardonnay. A testa, grappetta inclusa, 25€.

Peccato non poterci andare anche all’ultimo minuto ed essere costretti a pianificare tempo prima. Ma comunque questi posti vanno salvaguardati come le riserve.

Voto: 7+

Agriturismo Corte Onida – Str. Onida 3, Volta Mantovana (MN)

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Napule è… (storia di una trasferta di metà settimana)

Napule mille culure,

Napule è mille paure,

Napule è a voce de’ criature,

che saglie chianu chianu

e tu sai ca nun si sulo.

(P. Daniele – Napule è)

E quando mai avrò l’occasione di andare al San Paolo? È stata questa la domanda che mi ha spinto ad accettare l’invito del caro Antonio all’evento calcistico della (mia) stagione sportiva: Napoli Milan allo stadio di Napoli.

Tante le suggestioni, da quel 3-2 che vent’anni fa spalancò al Milan le porte dello scudetto, ai memorabili gol di Virdis e Maradona, all’Hamsik miogioellodelfantacalcio.

La trasferta, come ogni viaggio che si rispetti, racchiude da subito le caratteristiche della faticaccia fisica e l’idea filosofica dell’”andare verso”, del “tendere a” qualcosa che fa dimenticare ogni stanchezza e ogni levataccia.

Curva Margherita, i fedelissimi

Curva Margherita, i fedelissimi

Da Roma arriviamo in treno a Napoli Centrale. Il tempo per mangiare una pizza veloce, accompagnata dalla classicissima Peroni, e poi Antonio mi trasmette già la sua impazienza: “Qua è un casino, è meglio che ci avviciniamo ai cancelli d’ingresso”. Sono le 17.15 e mi pare una follia entrare allo stadio per una partita che si giocherà alle 20.45. Da subito mi accorgo che la coda è già piuttosto corposa. Ma tutta questa gente non ha nulla di meglio da fare che andare allo stadio quattro ore prima della partita?

In coda tolgo il portafoglio dalle tasche per nasconderlo all’interno del giubbino (non si sa mai!) e Antonio mi dice di estrarre il biglietto solo all’ultimo (sai… i furti…). Una sciarpa nel Napoli al collo dovrebbe mimetizzare la mia settentrionalità ed evitare che mi facciano problemi su quella carta d’identità che recita inequivocabilmente “Volta Mantovana” al cospetto del settore distinti, riservato ai soli cittadini della Campania. Passo il tornello e salgo le scale. Siamo tra i primi…

Difficile ingegnarsi per far passare tre ore di attesa. Ecco qualche consiglio.

1 – Portate sempre qualche giornale. Oltre a proteggervi il culo dal milione e mezzo di malattie ospitate sui seggiolini, è utile per superare la prima ora. Io mi sono letto tutto il Fatto Quotidiano e mezza Repubblica presa in albergo.

2 – Studiate i personaggi, fate le vostre categorie sociali e magari cercate anche qualche somiglianza. Io sono abbastanza esperto e questo passatempo, benché antico, mi dà sempre grosse soddisfazioni. Le categorie classiche del settore “distinti” sono: l’ENCICLOPEDICO, che si riconosce dalla Gazzetta aperta e dall’intrusione nei discorsi altrui: quando chiedi al vicino se Storari è in panchina, lui da tre file sotto ti risponde che è in tribuna perché da tempo soffre di una lesione al tendine semimembranoso della coscia sinistra. A uno così cosa gli rispondi?; l’ULTRAS SURROGATO, quello che urla e canta (in modo clamorosamente stonato) ad ogni coro dello stadio. Eccede nel tifo e racconta anche che “lui gli striscioni li prepara al venerdì sera”, che lui “la trasferta a Cagliari l’ha fatta”, che lui “il portiere lo vede tutti i giorni all’allenamento e… non è male”; il PATER FAMILIAE, quello che ha lo zaino più grosso del figlio (non dello zaino del figlio, ma del figlio proprio): al suo interno panini, succhi di frutta, coca cola e merendine multicolor ai polifosfati aggiunti. Perché il figlio deve crescere.

3 – Fate conoscenza col vicino di posto, ma attenzione. Studiate bene l’individuo e lasciate a lui l’iniziativa. Una buona conversazione può far bruciare un’abbondante mezzora, ma se l’individuo vi perseguita con le classiche chiacchiere da bar dello Sport, c’è il rischio che il pre-partita diventi un incubo interminabile.

Terminata l’attesa, assistiamo ad una bella gara, rigorosamente in piedi sul seggiolino. Si sente inveire da ogni parte, fendenti verbali in napoletano stretto feriscono l’arbitro, Mazzarri, Rinaudo e un po’ tutti i 22 in campo. Esce la Napoli colorita e fantasiosa, che esprime con epiteti frizzanti tutta la sua creatività ed il suo disappunto.

Sono costretto a tacere la mia fede rossonera e al grido di “chi non salta rossonero è”, fingo indifferenza restando immobile, ma mi sento osservato: furor persecutionis, capirò poi.

Il finale di partita è un pugno allo stomaco. Il risultato si ribalta in tre minuti e lo stadio cade giù, in un terremoto di urla ed abbracci e sventolii di sciarpe. Mio malgrado, mi ritrovo ad abbracciare personaggi sconosciuti, tifosi spiritati che in quel momento vorrei solo gettare dagli spalti. E c’agg ‘a fa?

Fuori dallo stadio, le vie sembrano ospitare i festeggiamenti di una vittoria mondiale. Cosa sarà mai successo nel luglio 2006? Scooter scassati ospitano due-tre persone a bordo, rigorosamente senza il casco, clacson indemoniati impazzano tra le file disordinate di sciarpe e cappellini azzurri, indossati da pedoni agitatissimi. Qualche vespa imbocca ad alta velocità le strade contromano, ma nessuno protesta e tutti festeggiano.

Più tardi, Antonio e suo padre mi danno un’ulteriore prova della loro ospitalità, preparando una cena davvero inaspettata. Mentre scorrono le insopportabili immagini delle reti private, capaci di commentare per ore il 2-2 rocambolesco, affogo la delusione nella mozzarella campana e nelle olive verdi.

Si è fatta l’una e mezza e andiamo a dormire. Domattina alle 7 un nuovo treno ci riporterà nella vecchia dimensione.

Distinti Signori

Distinti Signori

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Niente da dichiarare

Ai pé dela muntagna gh’è ‘n quaièt,

ai tempi del Far Uèst, tra sfrusadù e burlanda,

passàvèn sach de iuta e sigarètt.”

Ai piedi della montagna c’è una piccola rupe,

ai tempi del Far West, tra contrabbandieri e finanzieri,

passavano sacchi di juta e sigarette

(Davide Van De Sfroos – La ballata del Cimino)

Questa sera all’aeroporto di Villafranca i bagagli di un volo proveniente dall’Europa dell’est venivano pedissequamente analizzati ai controlli di sicurezza. Un solerte finanziere interrogava con tono severo i viaggiatori perplessi. A tutti la stessa domanda: “Niente da dichiarare? Sigarette, alcolici?”. Poi verificava il contenuto dei bagagli al metal detector e, all’occorrenza, frugando qua e là tra camicie e mutande.

Mi ha fatto sorridere pensare che al loro posto sarei stato tentato di rispondere: “niente sigarette e niente alcolici. Solo qualche milione di euro da rimpatriare per lo scudo fiscale”. Tutto in regola, no?

Niente da dichiarare. E purtroppo anche niente da ridere.

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Silenzio, avanti i candidati

Troppo cerebrale per capire che si può star bene

senza complicare il pane;

ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote, ma doppiate

(S. Bersani – Giudizi universali)

Non voterò alle primarie del Pd, fondamentalmente perché non mi riconosco in quel partito. Pur ammettendone i numerosi e macroscopici difetti intrinseci, non ultimo il controllo del voto unico, va detto che l’elezione del segretario è un atto di fondamentale democrazia. In tempi dove l’elettore non sceglie i parlamentari che lo rappresentano, e di fronte ad avversari che dalla nascita del loro partito non hanno mai selezionato il leader attraverso un’elezione, la possibilità di votare un segretario è senz’altro un’ottima eccezione.

Certo, Bersanilfavorito vincerà senza problemi e la disputa risulterà solo virtuale, uggiosa. Ma meglio di niente.

Stupisce invece che il dibattito sulle differenze dei candidati, sui programmi che essi rappresentano, sulle idee che li motivano, non sia mai decollato. Tg, giornali e dibattiti televisivi sembrano glissare l’argomento ed i pochi contributi alla discussione non esauriscono affatto la questione.

Quanto questo silenzio sia figlio dell’informazione imbrigliata e schiava, e quanto invece dipenda dalla cronica incapacità di comunicazione del vertici Pd è difficile a dirsi.

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Buona Forchetta – Osteria delle 5 Lire

Posto cassato, definitivamente escluso da qualsiasi ipotetica “eat parade” del Giullare.

Il ristorantino si trova in una vecchia casa al centro del paese. Una di quelle abitazioni con la scala in mezzo, camere a destra e sinistra, su tre piani. In effetti la sensazione è proprio quella di entrare nella dimora “anni trenta” di qualche nonno. Abilmente arredata, accogliente, piacevole. Il vero problema è il servizio. Il giovane gestore, in delirio d’onnipotenza, decanta i propri piatti come fossero le uniche prelibatezze del pianeta. “Mozzarella come la pubblicità di Messner: buonissima, purissima, morbidissima”. Oppure la zuppa all’ampezzana, depennata dal menu “perché non gli è arrivato lo speck da Cortina, e senza quello si rifiuta di cucinarla”. Ma lasa sta!

La gag della lettura del menu si ripete davanti al tavolo di qualsiasi cliente: sempre uguale, con le stesse battute e le medesime pause. Addirittura zittisce la sala, per elencare i piatti a due tavoli opposti, che con il vociferare della clientela non potrebbero sentire.

Insomma, l’ignaro avventore dopo un po’ ha la sensazione di essere preso in giro. Anche perché i piatti sono buoni (soprattutto la tagliata di controfiletto), ma piuttosto ordinari. Il piatto forte, lodato e osannato? Una tavoletta di cioccolato, che di rustico ha davvero poco, presa probabilmente nel discount più vicino. La specialità è invece la “svarzella”, discreta cotoletta con l’osso.

Antipasto, carne, dolce e bottiglia ci sono costati 26€ a testa. Se non fosse per il servizio, meriterebbe la sufficienza piena, invece…

Voto: 4,5

Osteria delle 5 LIRE – Via Trieste 1, Governolo di Roncoferraro (MN)

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Repetita stufant

Ci risiamo. Terminate le fatiche delle qualificazioni, in piena attesa mondiale, Totti si dichiara possibilista ad un rientro in nazionale. A questo proposito mi sono già espresso nel 2007 (Le Magie di Totti, http://www.silviobau.it/2007/04/10/le-magie-di-totti/ ) e diventa stucchevole, a distanza di anni, ripetere per filo e per segno le stesse identiche parole.

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Il martire

Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli

(dalle Beatitudini evangeliche)

Benvenuta la sentenza della Consulta sull’incostituzionalità del Lodo Alfano, ma una sola rondine, si sa, non fa primavera. Non basta questo atto isolato, e tutto sommato dovuto, per inneggiare al cambiamento di tendenza, all’apologia della democrazia, al germe della rivoluzione.

Le prescrizioni, o altri nuovi “lodi”, riporteranno tutto sui binari consolidati di colui che puote ciò che vuole.

Si è posto l’accento sulla natura della decisione della Corte e sull’origine delle motivazioni, ma si è forse dimenticato quali sono i procedimenti a carico del Premier. In altre parole, si è tralasciato il peso che questo provvedimento racchiude. Perché non si tratta di sospendere il giudizio sul furto di quattro galline, ma di qualcosa di un pochino più pesante.

Berlusconi è imputato per frode e falso in bilancio nell’ambito del procedimento per i diritti tv Mediaset. Si tratta della compravendita dei diritti televisivi e cinematografici di società americane per 470 milioni di euro, che sarebbe stata effettuata da Fininvest attraverso due società off-shore nel periodo ‘94-‘99. Nella stessa vicenda avrebbe fatto inviare 600.000 dollari all’avvocato Mills come ricompensa per non aver rivelato in due processi, in qualità di testimone e quindi con l’obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla, le informazioni sulle due società off- shore usate per creare i fondi neri. Mills è stato condannato a quattro anni e sei mesi per corruzione giudiziaria.

Berlusconi, insieme all’uomo d’affari egiziano-statunitense Agrama è poi indagato per concorso in appropriazione indebita. Fino al 2005, quando cioè era già da quattro anni Preseidente del Consiglio, avrebbe sottratto denaro a Fininvest ed a Mediaset per occultarlo all’estero ai danni degli azionisti, del fisco americano e di quello italiano.

Infine pende su di lui un’indagine per istigazione alla corruzione, nell’inchiesta in cui si ipotizza la compravendita di due senatori del centrosinistra, affinché passassero nelle file del centrodestra durante il voto sulla legge finanziaria.

Berlusconi ha reagito, definendosi senza esitazioni la persona più perseguitata nella storia dell’umanità. Al sentore di queste parole Gesù Cristo, il Dalai Lama e sei milioni di ebrei sono sobbalzati ed hanno deciso di promuovere una class action contro il Premier. Chi glielo spiega che in Italia Berlusconi ha tolto anche questo diritto?

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Dall’Ombra-longa al buio totale

Per la prima volta negli ultimi sette anni, non parteciperemo all’Ombralonga di Treviso. La morte di un ragazzo lo scorso anno, caduto ubriaco sui binari della stazione, ha spinto l’opinione pubblica a rifiutare la manifestazione e l’organizzazione a cancellare l’evento. L’Ombralonga non ci sarà più. Una volta si soleva scrivere nei negozi: “per colpa di qualcuno, non si fa più credito a nessuno”. Qua è un po’ la stessa cosa. Per la disgrazia consumata si è deciso di tagliare la testa al toro, depennando drasticamente la manifestazione.

Il buonsenso ci ha sempre fatto ballare, mai sballare. Siamo sempre stati responsabili di noi stessi. Ad ogni azione, lo sapevamo bene, corrispondeva una reazione. Per questo non siamo mai finiti sui binari, né ci siamo messi ubriachi al volante. Semplice razionalità, nulla di eroico. Disgrazie di questo tipo dipendono più dal comportamento delle singole vittime, che dall’uso e costume collettivo.

La manifestazione andava regolata e rivisitata, per garantire il turismo virtuoso ed innocuo (alias divertimento), non lo sballo insalubre. Andava moderata ed innovata nella qualità, non soppressa tassativamente. L’Oktober Fest insiste e persiste, senza qualità e senza particolari obiettivi di promozione di territorio e cultura. Ma i tedeschi, si sa, sono meno severi di noi (!??!).

ombra2003

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