Una bella scommessa


Roberto Donadoni mi è sempre piaciuto.
Come giocatore ha infiammato ed entusiasmato i miei anni di “tifoso costituendo”. Quel passo stretto e il dribbling a rientrare, sempre uguale, sempre mortale. Protagonista degli scudetti più belli. Ala pura, di quelle che ormai se ne vedono poche. Ricordo che il barone Liedholm disse di lui: “è l’unico che in allenamento riesce a saltare Franco Baresi nell’uno contro uno”. Anche per questo Donadoni divenne per me un mito. Quel rigore sbagliato ad Italia ’90 mi rese la notte insonne: pensavo al dramma personale che probabilmente stava vivendo, pensavo al peso che si sarebbe trascinato dietro. Ma poi, come spesso accade, la storia lo ha ripagato.
Come uomo mi è sempre sembrato misurato ed equilibrato. Dote rara nell’ambiente e qualità spesso ed inspiegabilmente sottovalutata. Mai una parola fuori posto, mai una frase banale. Piuttosto il silenzio. A metà del campionato scorso, sulla panchina del Livorno, si dimette con la squadra in zona Uefa, per i forti contrasti con un presidente che ne mette in discussione le doti tecniche. Lui se ne va e la squadra termina il campionato sull’orlo della serie B.
Oggi, complici le grandi raccomandazioni dell’amico Albertini, Donadoni approda nel burrascoso porto della panchina azzurra. Succede ad una guida tecnica che ha raggiunto il massimo, cioè la vittoria mondiale. Nella migliore delle ipotesi potrà solo eguagliare il predecessore.
Il ricciolino di Cisano Bergamasco, insomma, ha fatto una bella scommessa con se stesso. Tentare di eguagliare il traguardo di Marcello Lippi è un’impresa epica, più che un augurio.
Anche chi ha puntato sul suo nome si è assunto una grossa responsabilità. Donadoni ha allenato un anno in serie C, due in B e poco più di mezzo campionato in A. Affidargli le chiavi della nazionale può essere una scelta azzardata e forse oltremodo rischiosa. Ma credo che pochi altri avrebbero raccolto il guanto della sfida.

Nota a margine: Sacchi non sarà stato sempre spettacolare e non avrà sempre elargito grande calcio, ma certamente è riuscito a formare tecnicamente le menti che ha allenato. I pilastri del suo grande Milan oggi avvalorano questa tesi: Tassotti, Baresi, Albertini, Ancelotti, Donadoni, Rijkaard, Gullit, Van Basten…

  1. #1 by Gianluca at 19 luglio 2006

    Donadoni mi sta bene. Mi sembra uno pulito. Certamente più pulito di Lippi. E a me questo basta.

    Il tuo beniamino però ha fatto alla sua priva intervista una dichiarazione: voglio convincere Totti a tornare in Nazionale.

    Semplicemente:
    – Totti lo lascerei dov’è.
    – La Nazionale si merita, non si ottiene con giri strani
    – Se uno rinuncia alla Nazionale, perchè andare a convincerlo?
    – La Nazionale va ripensata. Se partiamo già con dei ruoli fissi (Totti) rischiamo di non dare una nuova conformazione al gruppo.

    Detto questo: in bocca al lupo.

  2. #2 by Paio at 19 luglio 2006

    Perché la nazionale va ripensata?
    Ostis, abbiamo vinto un mondiale,
    cosa c’è da ripensare?

(non verrà pubblicata)

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