Dalla bidella alla brace


“Mondo buèo, fasso èl bidèo
Go na paga da miseria e un diretór via co el sarvèo”

(S.O. Skardy – Bideo)

Possiamo anche fare gli ipocriti e dire che la bidella ha la stessa importanza della deputata. Possiamo anche dire che le bidelle dovrebbero stare a Palazzo Madama e le senatrici relegate nelle portinerie delle scuole elementari. Applausi.

Probabilmente è vero che la bidella è mediamente più dignitosa della parlamentare, ma sul fatto che al vertice dell’impiego pubblico ci stia il politico di professione e alla base il custode della scuola, non ci piove.

Insomma il lapsus della Finocchiaro (“Qua stiamo parlando di parlamentari della Repubblica, non stiamo parlando di bidelle”) è una gaffe fino ad un certo punto.

In ogni caso, io ho scarsi ricordi delle bidelle. Tranne di due.

La prima è la bidella delle medie, la Maria. La Maria me la ricordo perché era la moglie del Giovannibidello (si scrive tutto attaccato, perché si pronuncia sempre così, anche adesso che ha superato gli ottanta). Marito e moglie, entrambi bidelli. Credo che il Giovannibidello fosse l’abbreviazione del soprannome “Giovanni del bidello”, perché il Giovanni è figlio d’arte, anche suo padre faceva il bidello. Col Giovannibidello abbiamo fatto tantissime raccolte della carta da riciclare per la parrocchia: lui guidava il furgone e noi caricavamo la carta, passando di famiglia in famiglia. Ero uno spettacolo, perché ci lasciava sedere nel cassone del camion anche se era pieno zeppo di carta. In realtà qualche perplessità sul livello di sicurezza gli sorgeva, ma poi lo convincevamo che non sarebbe successo niente e lui bofonchiando diceva: “Va bè, però attaccatevi bene, che se cadete per strada vi lascio lì”.

La seconda bidella della mia storia si chiamava Maria anche lei, ed era al liceo. Era alta un metro e trentacinque e pesava approssimativamente centotrentacinque chili. Un figurino. Non avevo un particolare feeling, ma la ricordo bene perché si arraffò le galline che portammo a scuola in occasione del I° aprile. Avevamo pattuito con l’allevatore che se gliele avessimo riportate integre dopo lo scherzo, non le avremmo pagate. Ma la bidella Maria se le portò a casa. Sono certo che le galline finirono alla brace. Non potemmo né rivendicarle come nostre, perché avremmo ammesso pubblicamente di essere gli autori dello scherzo, né convincerla a regalarcele. Fummo costretti dunque a pagarle per intero all’allevatore. In quel momento insultai la bidella molto più di quanto ha fatto la Finocchiaro.

  1. #1 by klement at 2 marzo 2013

    Le bidelle mi piacciono perché si mettono senza calze semplicemente per risparmiare e stare più fresche, come in un eden in cui non si sa di essere nudi e non ci si vergogna, alla faccia del preside antiminigonne

(non verrà pubblicata)

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