Valle Aurina, elogio della tranquillità

“Per essere felici, la vita deve trascorrere per lo più tranquilla, poiché la vera gioia può vivere soltanto in un’atmosfera di tranquillità”
(B. Russell, La conquista della felicità)

La Valle Aurina è una piccola zona a nord di Brunico, collegata alla più nota e turistica Val Pusteria. È cieca, nel senso che la strada che la percorre termina ai piedi della Vetta d’Italia, oltre c’è l’Austria. Forse è per questo che non è meta del turismo di massa e conserva tuttora molta tranquillità e pace. Luogo perfetto per camminate d’ogni tipo e foggia. Ai piedi della valle scorre il torrente Aurino, costeggiato quasi interamente da una ciclabile percorribile anche dai passeggini.
Il soggiorno in Valle Aurina è stata innanzitutto l’occasione per far toccare al Gaby i suoi primi 2000 metri.
Non ho trovato particolari ristoranti degni di nota, ma nelle varie passeggiate vale la pena raggiungere la Malga Niederhofer, dove il panorama e la buona cucina fanno a gara per essere migliori.

La malga Niederhofer a quota 1600mt

La malga Niederhofer a quota 1600mt

Nebraska

2400mt

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Il creativo

“Il peggior nemico della creatività è il buon gusto”
(P. Picasso)

Probabilmente per chi lavora nell’ambito della stampa, ciò che racconto è all’ordine del giorno. Tuttavia negli anni in cui ho frequentato la tipografia e visto nascere dépliant e giornali, io non ho mai visto cose simili. Con l’amico Valter abbiamo commesso parecchi errori, ma mai così clamorosi ed irreversibili.
La notizia è apparsa su tutti i quotidiani qualche tempo fa. Il giornale “Leggo” è finito in stampa con un articolo dal titolo provvisorio, ideato da qualche creativo burlone, in attesa del titolo definitivo. Poi il titolo temporaneo si è magicamente tramutato in verdetto finale, con buona pace dei correttori di bozze e dei supervisori.
Se da una parte appare indubbia l’antifede calcistica del creativo artefice della débâcle, dall’altra appare meno certa la sua attuale mansione. Ammesso che sia ancora vivo.

Rubentus

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I miei primi quarant’anni

“Quaranta anni non vuol dire vecchio. Se sei un albero”
(Anonimo)

I quarant’anni arrivano una volta sola nella vita. Esattamente come i trentanove e i quarantuno. Da più parti mi è stato suggerito di postare qualcosa su questo epico traguardo. In realtà ci avevo già pensato in autonomia, ma non avevo trovato nulla di memorabile, nulla di interessante da raccontare in un post. Ed in effetti, non sono riuscito a trovare neppure un titolo originale.
Il fatto è che ripensando a questo fantomatico traguardo, ritengo di non aver raggiunto alcun risultato eclatante o degno di particolar menzione. Se penso ai miei coscritti, trovo David Beckham e Tiger Woods, Michael Bublé e Jamie Olivier, Jonah Lomu e Matteo Renzi (vabbè… l’ultimo lasciatelo perdere). Credo di aver raggiunto il minimo sindacale: un diploma, una laurea, un lavoro, un matrimonio, un figlio, qualche bel viaggio. Però qualche anno fa ho sognato di morire in un incidente stradale e ricordo che nella sincerità dell’inconscio, quella tipica del sogno, il mio ultimo pensiero fu che potevo dirmi soddisfatto per quanto combinato nella vita. Nella razionalità tipica del conscio, mi sento di confermare.
Ringrazio la Pili per la foto verità

40

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Anno nuovo, tassa vecchia

“Ci assumiamo l’impegno di promuovere il confronto e il dialogo con i cittadini, come strumento fondamentale per “formare” le decisioni del Comune”

(dal programma elettorale di Ingegno per Volta)

Non sono scomparso. È che ero indaffarato a cercare qualche informazione sulle aliquote Tasi ed Imu del 2015. Sul sito istituzionale del Comune di Volta si possono trovare le determine per l’acquisto di materiale beach tennis, o le delibere per l’accordo di valorizzazione del Grana Padano, ma non le aliquote Imu e Tasi 2015. Bizzarro.
Con estrema arguzia, ne deduco che siano valide quelle del 2014. Non dico che mi aspettassi una comunicazione ufficiale su Voltapagina o sulla Gazzetta magari con le controrepliche delle Minoranze, perché la trasparenza e il dibattito sono ormai demodé, ma almeno un post sugli energici gruppi facebook guidati da Ingegno per Volta si poteva fare. Se si parla degli aerei che volano sui Bezzetti, del pericolo d’invasione armata dell’ideologia gender, o se si reclutano volontari per pulire i fossi (a proposito… questi ultimi sono i cosiddetti contratti a tutele crescenti per il Comune: si dimezza la raccolta dei rifiuti, non si abbassano le tariffe e in più di chiede ai cittadini di pulire le campagne), se si parla di tutto ciò, dicevo, perché non fraccarci dentro uno straccio di informativa sulle scadenze che riguardano tutti i cittadini?
Forse perché mantenere anche quest’anno le aliquote raddoppiate è difficile da spiegare? Nel 2014 ci hanno raccontato che l’emergenza di sanare i buchi di bilancio aveva portato all’esorbitante aumento delle aliquote. Il bilancio 2014 però si è chiuso in pareggio. Dunque?
Avevo già scritto che il gioco di alzare le tasse appena dopo essere stati eletti, incolpando magari i predecessori, e di abbassarle a ridosso della scadenza del mandato è noto e logoro. Lo conosciamo tutti. Benvenuto al nuovo che avanza.

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Buona forchetta – Torcol

Probabilmente tra i ristoranti migliori di Sirmione, il Torcol è posizionato al centro dell’ameno borgo lacustre. Minuscolo all’interno, con pochi tavoli nell’unica sala. È invece decisamente più appetibile accomodarsi all’esterno, sulle terrazzine della strada leggermente scoscesa. Qui la cucina è ottima, ma i prezzi sono piuttosto alti, ovviamente in linea con le pretese e la vocazione turistica della località. Ad ogni modo, a me è straordinariamente piaciuto il carpaccio di salmerino ed i tagliolini con gamberi rossi, asparagi, pistacchi e lime. Carta dei vini particolarmente fornita.
Due antipasti, due primi, una bottiglia di vino e due caffè: 47€ a testa.
Voto: 7
Ristorante Al Torcol, Via S. Salvatore 30 – Sirmione

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Mens sana in corpore sano

Si stabiliscono molte più simpatie e antipatie tra esseri umani basate sugli odori di quanto non sia disposta ad ammettere la nostra cultura dei deodoranti e dei dopobarba
(A. Comfort)

Anni fa, con l’amico Lele, eravamo soliti canzonare suo nonno, il miliare Carlo, per essersi spruzzato sulle ascelle il Pronto mobili. Sua moglie, la nonna Carla, aveva erroneamente posizionato l’appretto nel mobiletto dove tradizionalmente risiedeva il deodorante pour homme. Fu così che il nonno Carlo, ligio alle abitudini ed alla cura del corpo, completò la sua toeletta profumandosi con lo spray per la mobilia. Gli chiedemmo se aveva se ascelle in ebano, o se volesse semplicemente proteggersi dalla polvere. Eravamo idioti, lo so perfettamente.
Il Carlo però aveva ottant’anni. Io ne ho quaranta e la scorsa settimana mi sono cosparso il corpo con il doccia schiuma, invece della crema Nivea. Galeotta fu la dicitura sulla confezione “altamente nutriente per una pelle vellutata”. Ho notato da subito uno strano effetto schiumeggiante, che a distanza di ore si è commutato in una patina impenetrabile. Non domo della stranezza, ho replicato il trattamento il giorno successivo. Per fortuna non ho nipoti irriverenti pronti a prendermi in giro.

pronto

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Non è la Louisiana

“Comacchio non è la Luisiana, ma i zanzàr ièn püsè catiff”

(D. Van de Sfroos – Il camionista Ghost Rider)

Il delta del Po è un luogo unico. Ci hanno ambientato centinaia di film e di libri, perché il suo fascino è stratosferico. Ricordo Mal’aria di Baldini, o il Maestro magro di Stella. Basta leggerli per farsi venire la voglia di andarci.

A Comacchio c’ero stato una sola volta in via mia, col Marcello Paini. Ero in campeggio a Pomposa e di buonora, mentre i miei coscritti si alzavano per guadagnarsi la spiaggia, io seguii il Marcello per fare incetta di pescato nella pescheria di sua fiducia. Ricordo ancora che ci accolsero nel negozio vicino ai Trepponti con un “Cosa le diamo oggi, professore?” Son passati vent’anni.

Dopo aver fatto sosta a Ferrara ci siamo spostati a Comacchio, salendo anche a bordo delle piccole imbarcazioni che si spingono nei canali del delta. Per me la Lousiana è esattamente così.

Dovesse servire: oltre all’ormai nota Osteria delle Campane di Ferrara, si mangia bene da Colpa di Alfredo, a Rovereto, prima di Comacchio). Ottime tigelle, gnocco fritto e pan ‘tzio. Insuperabile anche l’anguilla del Bettolino di Foce a Comacchio. Andata anche questa.

Baracca  Ponte

sweethome

Family

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Pascuetta

La fortuna di un popolo dipende dallo stato della sua grammatica.

Non esiste grande nazione senza proprietà di linguaggio”.

(F. Pessoa, La divina irrealtà delle cose)

Leggendo gli auguri pasquali di Razzi su Twitter, sarebbe fin troppo facile lanciare la solita invettiva contro la classe dirigente frequentemente e orrendamente ignorante. Scene quotidiane già viste, non è il caso d’infierire. Anche perché molto spesso queste débâcle grammaticali nascondono vere e proprie strategie, alla ricerca disperata di pubblicità e popolarità. In queste scelte di tattica politica, la dignità e la decenza diventano beni di ultima necessità.

In tutto il marasma legato all’ultimo augurio di Razzi preferisco di gran lunga sottolineare la risposta di un accorto follower: “Ha squola come andava senatore?”

Razzi

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Da Treviso col furgone

Quando il vino entra, esce la verità

(B. Franklin, Almanacco del Povero Riccardo)

Se in questo blog esistesse la sezione “scorribande”, quest’avventura rientrerebbe a pieno titolo nella categoria.

Vagare per i colli trevigiani con un furgone carico di damigiane è un’esperienza che ogni uomo, per dirsi veramente tale, dovrebbe provare almeno una volta nella vita.

Partiti di buonora da Verona, siamo approdati a Guia, alla cantina Guizzo, dopo aver sbagliato strada almeno quattordici volte. Colpa dei navigatori, sia nel senso di “tom tom” che nel senso di quelli che stanno seduti di fianco ai piloti.

Alla cantina ci ha accolto il distinto signor Alberto, che tra una bestemmia e un agnus dei ci ha fatto capire che il mestiere del cantiniere non s’improvvisa in un attimo: se vuoi riempire una damigiana, dovresti almeno sapere quanto è capiente la damigiana, mentre se vuoi tappare la damigiana devi sapere che servono i tappi per la damigiana. Il figlio del signor Alberto, invece, sapendo che era un venerdì di quaresima, ci ha offerto un piatto di squisito salame nostrano, decantandoci al contempo le doti filosofiche dei suoi vini. Terminata la degustazione, e riempito il furgone in ogni ordine di posto, abbiamo affidato le nostre lasse membra alla Trattoria dell’Angelina. Ho fatto il figo, chiedendo notizie dell’Angelina, ma mi hanno detto che è morta qualche anno fa e che se ho bisogno posso rivolgermi educatamente alla figlia Marisa. Menu del carrettiere: cinghiale con polenta per me e il Nick, trippe per il Boz e il Pierci. Poche pretese e conto onestissimo.

La vera nota di colore del pranzo è stata però il commensale seduto al tavolo di fianco. Tal Aldo Rusticelli da Bologna, rappresentante di vini trevigiani per la Calabria, residente ormai da anni sulle spiagge di Tropea. Il simpatico imbonitore, dopo aver raccontato ogni sorta di stratagemma per vivere bene la vita, ha millantato di essere stato un famoso bomber della serie B negli anni ’70. Non abbiamo trovato giustificazione alle sue parole nelle raccolte ufficiali della Panini, ma ipotizziamo che la giustificazione possa abbondantemente ritrovarsi nelle brocche di Col Fondo che si è scaraffato durante il pranzo.

Lasciataci l’Angelina (o chi per lei) alle spalle, abbiamo girovagato a piedi per la sperduta frazione, prima di risalire a bordo e guadagnare il meritato rientro a casa. Bellissima giornata, che speriamo unanimi di ripetere negli anni a venire. Prosit.

Valdobbiadene - Italy

Valdobbiadene – Italy

Damigelle

Damigelle

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L’errore in tavola

L’errore può andar bene finché siamo giovani; solo non bisogna trascinarselo dietro invecchiando

(J.W. Goethe, Massime e riflessioni)

La mia avversione per i manifesti indegni delle feste paesane è nota. E se a Goito capita che vogliano appropriarsi delle delizie mediterranee (Festa delle Cozze 22-23 giugno 2014), a Mantova bramano dal desiderio di fare proprie le peculiarità culinarie voltesi.

Non sarebbe male se almeno sapessero come si chiamano. Capunsen per tutti, alla salute dell’ignoranza di organizzatori e tipografi.

Capunsèn

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